LE INCHIESTE IN TV - UNI OSTIA UNIVERSITA' DI PROMOZIONE CULTURALE E SOLIDALE

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LE INCHIESTE IN TV

ARCHIVIO > MISCELLANEA > A.A. 2020-2021 > STORIA DELLA TELEVISIONE
Fin dai suoi inizi la TV italiana dedica particolare attenzione all’inchiesta, soprattutto utilizzando il formato del viaggio.  E’ un format che viene dalla radio, ove nell'immediato dopoguerra rappresentava uno strumento utile perché venissero a galla, al fine costruttivo di risolverli, le gravi problematiche connesse alla ricostruzione, morale e materiale, del Paese. In televisione l'"inchiesta" segue i medesimi principi della sua versione radiofonica:  è solitamente legata all’attualità ed alla contemporaneità; rappresenta una informazione di approfondimento sulle realtà quotidiane; si concentra su aspetti, fatti e questioni per documentare e interpretare il mondo contemporaneo. Il primo ad applicare sul teleschermo questo genere televisivo è stato Mario Soldati, che  tra il 1957 ed il 1958 compie il suo memorabile viaggio televisivo "Nella Valle del Po, alla ricerca dei cibi genuini".  Seguiranno subito dopo altre memorabili inchieste che segnano la storia della televisione italiana. Tra queste è doveroso ricordare  La donna che lavora” (1958), di Ugo Zatterin e Giovanni Salvi e “Viaggio nel Sud”, di Virgilio Sabel, un lavoro da tutti considerato vero e proprio caposaldo di questo genere giornalistico.
ARTICOLAZIONE TECNICA DELL'INCHIESTA
L’inchiesta televisiva è un’indagine che mira a ricostruire lo svolgimento di certi avvenimenti o ad approfondire temi di attualità politica, sociale o economica (per esempio la disoccupazione giovanile, la crisi ambientale, l’immigrazione clandestina), traendo spunto da episodi di cronaca ma rileggendoli in una prospettiva temporale più ampia. L’inchiesta appartiene al genere dell’informazione di cui è anzi una tipica espressione. Generalmente è un servizio giornalistico di una certa consistenza che viene mandato in onda fuori degli spazi canonici del Tg, ma può rappresentare anche un momento di approfondimento all’interno degli stessi notiziari. L’inchiesta è sempre progettata, si muove sulla base di una scaletta precisa, non registra ma li orienta, e si identifica con il giornalista che la conduce. Di solito il parlato è costituito dalla viva voce dell’inviato, che appare spesso in campo, specie nelle interviste. Viene usata anche una voce fuori campo, dopo il montaggio in studio, per raccordare singole parti, presentare antefatti, commentare.
(testo di Aldo Grasso, dall' Enciclopedia della Televisione, edita da Garzanti, Milano, 1996, pag.360)
CONTRIBUTI VIDEO
Su questa pagina, di volta in volta, riproponiamo registrazioni relative a trasmissioni andate in onda nel passato, vere e proprie "pietre miliari" della storia della televisione italiana. Ciascun tema trattato è fine a se stesso , per cui non viene seguito alcun ordine temporale. Laddove siamo riusciti a reperirli, ai documenti filmati aggiungiamo materiale fotografico o testi integrativi, così da poter cogliere meglio i contenuti del video proposto.
LA DONNA NELLA RESISTENZA
1965 - produzione RAI  - autore: Liliana Cavani

Liliana Cavani, nel 1965, in occasione del 20° anniversario della Liberazione, realizzò per conto del Telegiornale (più precisamente per lo speciale di approfondimento “Prima pagina”, firmato da Brando Giordani) un documentario toccante, dedicato alle donne che diedero un grande contributo per fare l’Italia democratica, lottando contro il nazifascismo e immolandosi per la libertà dal regime. Si trattò di una inchiesta ove la regista, in un viaggio attraverso alcune tra le maggiori città italiane, raccolse interviste di donne che, dall’estate 1943 all’aprile 1945, parteciparono alla Resistenza e furono attrici di un capitolo durissimo della storia d’Italia: staffette, soldatesse, responsabili di gruppi partigiani, ribelli, qualche volta semplicemente cooperanti che protessero, sfumarono, aiutarono i combattenti. E poi madri, mogli, sorelle, figlie, amiche di caduti, deportati, prigionieri. Eroine semplici, attaccate disperatamente alla vita e ai loro ideali, quindi narratrici di memorie crude, in cui la paura, la morte, la sopraffazione, il lutto, la tortura, si trasformarono in desiderio di riscatto.
La finalità del documentario quindi era quella di fare emergere quale fosse stato il vero ruolo delle donne nel cammino della Resistenza, visto che, finito il conflitto, da subito e  per molto tempo dopo, si creò una barriera d’oblio, o meglio di mistificazione, declassando questa loro partecipazione ad un ruolo marginale, occultato o dimenticato, tant’è che già in occasione dei grandi festeggiamenti per la liberazione, il 25 aprile 1945, si assiste a un chiaro tentativo di minimizzare il loro essenziale  contributo. Sembra insomma emergere, in perfetta linea con la cultura maschilista imperante, l’ordine che  le grandi aspettative di emancipazione dovevano essere messe da parte. Con questo video davvero toccante, la verità venne a galla, perché evidenziò volti femminili della lotta antifascista, che reclamavano un loro giusto posto nella memoria collettiva. Spiegò la Cavani parlando del suo lavoro: “Con la resistenza la donna diventa protagonista di un avvenimento storico al fianco degli uomini. Accetta la guerra come individuo che vi partecipa responsabilmente come persona; accetta la guerra con le sue regole di violenza; e la guerra non le risparmierà alcuna violenza.”
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